Separazione carriere, al Senato manca il numero legale. Opposizioni contro Ronzulli: “Usa canguro”

Al primo voto degli emendamenti presentati alla riforma per la separazione delle carriere dei magistrati, nell'aula del Senato è mancato il numero legale. La presidente di turno Licia Ronzulli ha sospeso la seduta per 20 minuti. A chiedere la verifica del numero legale era stato il capogruppo del M5S Stefano Patuanelli.
Polemiche poi ci sono state in aula da parte dell’opposizione che ha accusato Ronzulli di applicare il cosiddetto canguro, cioè la prassi parlamentare che consente di votare gli emendamenti raggruppando non solo quelli uguali, ma anche quelli di contenuto analogo. Una volta approvato o bocciato il primo, decadono gli altri. Il primo a protestare è stato il senatore Pd Andrea Giorgis che ha definito "inaccettabile" il fatto che si ricorra al 'canguro' per una riforma costituzionale. Protesta condivisa dal M5S e da Avs.
Nella sua replica a palazzo Madama, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, a proposito della separazione delle carriere, ha detto: "Con la riforma si darà veramente respiro alla magistratura. La magistratura è sicuramente indipendente dal potere politico, ma non è affatto indipendente da sé stessa: è vincolata da tutta quella matassa ingarbugliata di potere che si chiama correnti per le quali i magistrati hanno il coraggio di manifestare in piazza ma non hanno il coraggio di dire apertamente che sono favorevoli per esempio a certi provvedimenti come questo, perché te lo vengono a dire sottovoce ma non lo fanno in faccia perché altrimenti verrebbero eliminati dalla struttura del potere delle correnti. Non sarà un'umiliazione dei magistrati, piuttosto un recuperò della loro dignità e libertà".
L’intervento del ministro è stato al suo termine accolto con una standing ovation dai banchi della maggioranza. Nordio è stato poi avvicinato dai colleghi anche all'esterno dell'Aula. "L'Alta corte di Giustizia - aveva anche detto - reciderà questo legame tra elettori ed eletti, impedirà questi mercimoni e anche un'altra cosa, per la quale tutti i colleghi stranieri ci ridono dietro. Sapete su cosa? Del fatto che da noi i giudici vengano giudicati dai pubblici ministeri. I giudici nei consigli giudiziari prendono i voti dal pubblico ministero, che magari quella stessa mattina, davanti allo stesso giudice, ha chiesto un provvedimento e il giudice gliel'ha respinto, dandogli magari dell'imbecille".
La Repubblica